
Coproduzione
Fondazione del Teatro Stabile di Torino | Teatro Nazionale
Tangram Teatro Torino
Debutto in prima nazionale
Teatro Gobetti di Torino 28 ottobre 2025
LA BUONA NOVELLA
Liberamente tratto dai Vangeli Apocrifi
e da “La buona novella” di Fabrizio De André
con
Bruno Maria Ferraro (voce recitante – canto – chitarra)
Celeste Gugliandolo (voce recitante – canto – violoncello)
Gigi Venegoni (chitarre)
Fiammetta Piovano (flauti)
Regìa Ivana Ferri
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Riferimenti letterari tratti dai Vangeli Apocrifi, dai libri dell’infanzia di Maria e da La buona novella di Fabrizio De André
Testi e adattamento teatrale Ivana Ferri – Bruno Maria Ferraro
Musiche Fabrizio De André
Arrangiamenti musicali Gigi Venegoni
Scene e luci Lucio Diana
Organizzazione Francesca Gallo
Foto di scena Massimo Ilardo
Coordinamento tecnico Francesco Pagliaro
Materiali audio DB Sound Asti
Coproduzione
Fondazione del Teatro Stabile di Torino | Teatro Nazionale
Tangram Teatro
con il sostegno del Ministero della cultura e della Regione Piemonte
Due sono i blocchi di riferimento sui quali è costruito questo spettacolo a metà tra il teatro di narrazione ed il teatro-canzone. Dai vangeli Apocrifi è tratto il tessuto narrativo, le vicende che ci raccontano il punto di incontro tra l’umano ed il divino. Ma se degli apocrifi conosciamo bene, attraverso il Mistero Buffo di Dario Fo, i paesaggi e i personaggi che circondano l’infanzia di Gesù, decisamente meno note sono le vicende narrate sull’infanzia di Maria. Il suo percorso “umano” ha tratti di straordinaria attualità, racchiusa dentro un destino e in una maternità che non le consente possibilità di scelta.
Se ne occupò tra il 1969 e il 1970 un cantautore genovese trentenne, andando come al solito controcorrente. A Fabrizio De André era solo venuto in mente di raccontare storie conosciute, in maniera diversa. Distillando gocce di poesia. E la sua Buona Novella è il capolavoro poetico di una delle più lucide ed incisive voci del ‘900.
Lo spettacolo porta in scena le canzoni di Fabrizio immergendole nelle fonti originali.
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La parola e la musica.
Elementi che incontrandosi acquistano forza, raccontano, evocano, scavano solchi profondi, curano ferite.
Ma quando nel Protovangelo di Giacomo, Giuseppe si accorge che il mondo intorno a lui si è fermato, gli uomini, gli animali, il vento sono immobili in un fermo immagine ante-litteram di straordinaria bellezza ed efficacia cinematografica, in quel momento non c’è parola, non c’è suono, non c’è musica. La nascita del Messia è l’inizio del mondo nuovo, nulla, dopo, sarà più come prima.
E allora questa storie, questo particolare momento, vale la pena di raccontarlo restituendo umanità a personaggi bloccati nella loro, un po’ triste, condizione di icone.
E attraverso la loro umanità, nella loro profondità cercare le “nostre” ragioni, i nostri riferimenti.
Percorrere, chi crede e chi no, un tratto di strada, insieme.
Lo spettacolo
Giuseppe è in cammino, Maria ha le doglie e lui cerca aiuto. Mentre cammina si accorge che il mondo si è fermato, uomini intenti ai loro lavori, animali che stanno bevendo, il vento stesso è immobile.
Il mondo nuovo nasce così, da una fotografia, la prima, tridimensionale, con Giuseppe che la descrive utilizzando una soggettiva cinematografica.
I Vangeli tutti, canonici ed apocrifi, nascono dal desiderio di testimoniare qualcosa di straordinario, dal bisogno di radicare una tradizione, mescolando rivelazione e storia, speranza e realtà. E nei Vangeli tutti, domina l’impronta della Buona Novella che esprime la potenza divina del Cristo, non soltanto della vita nella morte, ma della vita nella vita.
Nessuno, credente o non credente, riesce a sottrarsi al fascino di vicende che la storia non può contenere, che sollecitano dubbi e paure profonde, così radicate nel nostro immaginario da diventare cardine culturale comune.
Alla periferia dell’Impero, in un angolo anonimo del mondo accade qualcosa che forse è storia, forse leggenda, dove è superfluo distinguere il vero dal falso. Ma è lì il luogo della costruzione delle nostre speranze e delle nostre paure. E’ lì che si generano i nostri dubbi i nostri tentativi di soluzione, è lì che affondano le nostre contraddizioni.
Ed è lì che inizia un futuro che stiamo ancora percorrendo, tutti nella stessa direzione, poche volte guardandosi negli occhi, quasi mai con la volontà di capire le ragioni dell’altro.
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