L'INFERNO DI DANTE
Musiche Gianluca Misiti
Con Bruno Maria Ferraro
Messa in scena Ivana Ferri
Sound designer Massimiliano Bressan
Montaggio immagini Gianni De Matteis
Luci Andrea Borgnino
Materiali tecnici Db Sound Asti
Organizzazione Mary Rinaldi Roberta Savian
Ufficio Stampa Tangram Teatro Torino
Produzione Tangram Teatro
con il sostegno del Ministero della Cultura
e della Regione Piemonte
“A volte capita nei momenti di buio, magari con le strade deserte a causa di una pandemia.
Capita mentre cerchi di comprendere un tempo complicato, un futuro che invecchia con troppa rapidità.
Capita di sentire una voce.
Arriva da lontano, da un passato profondo, dalle cose conosciute e dimenticate.
E per una volta decidi di fermarti e di ascoltarla.
E’ una voce fatta di versi, un canto.
Suoni di una tale potenza espressiva che ti chiedi come possano abitare le parole.
Ti immergi un poco alla volta, e lì dentro ritrovi le tue paure, che sono poi quelle di tutti,
ritrovi le tue inquietudini, che sono le inquietudini di tutti, ritrovi radici, domande senza risposte.
E ritrovi soprattutto un minimo comune denominatore, condiviso da tutti, che è di tutti.
Attraversa epoche, secoli, ideologie, livelli culturali, opposte visioni del trascendente, ceti sociali.
Pensi a ciò che ti è capitato di osservare sulla Divina Commedia: un vecchio contadino che cita a memoria sorridendo, un illustre cattedratico che legge e commenta, un ragazzino che sull’autobus ripassa, la potenza espressiva di un attore sulla scena, un verso nella cartina interna di un cioccolatino, un vecchio film muto” (Bruno Maria Ferraro)
Poco più di 700 anni fa un uomo, è riuscito a dare forma alle nostre paure più profonde, a sintetizzare suggestioni che abitano in noi dalla notte dei tempi e guidare il nostro pensiero nell’immaginare l’aldilà.
Da allora poeti, musicisti, pittori attraverso teatro, arte, cinema hanno continuamente riletto, reinterpretato, ricreato con i mezzi propri questa straordinaria e titanica architettura letteraria.
Noi abbiamo indagato a lungo queste incursioni nella Divina Commedia e nel 2015 abbiamo guardato meravigliati Samantha Cristoforetti leggere nello spazio, dalla stazione orbitale, i primi versi del Paradiso.
Può sembrare strano ma quel “piccolo” evento, quella voce un po’ gracchiante di una donna sospesa nel vuoto, avevano una forza simbolica inimmaginabile.
La parola di Dante liberata nello spazio. Senza confini, senza attrito, spinta verso l’infinito, per raggiungere il “non-luogo”, chiudeva idealmente un cerchio grande quanto l’intero Universo.
La parola è l’elemento che contiene la forza, le immagini e le suggestioni della Commedia.
La parola: un suono che è immagine, significato e allo stesso tempo musica
Non è facile per noi, abitanti del XXI secolo, immersi in sequenze di immagini velocissime che corrono sui nostri smartphone , lasciarsi portare dai versi di un poema, ma è uno sforzo che vale la pena fare per entrare in quel mondo parallelo immaginato da Dante, costruito e plasmato sulla parte più intima, fragile, nascosta di ognuno di noi.
Ecco perché dal nostro lungo e articolato lavoro di ricerca siamo arrivati ad elaborare come fase conclusiva uno
spettacolo che fosse un concertato per voce sola.
In forma di melologo con la regìa di Ivana Ferri, Bruno Maria Ferraro dà voce ad alcuni canti con il supporto delle suggestioni musicali di Gianluca Misiti (Premio Ubu 2015 per il miglior progetto sonoro con I Giganti della montagna di Roberto Latini) e le immagine curate da Gianni De Matteis.